Marco Andreani

Digital Strategist

Marco Andreani

Digital Strategist

Sull’uso del buon senso (digitale)

marco - 06/06/2016

buon-senso

Tempo fa mi capitò di interrogarmi sul concetto di “buon senso” legato all’oggetto della mia professione e, in generale, all’ambito del Digital Marketing.

Fui anche tentato di utilizzare questo argomento (in seguito chiarirò meglio cosa intendo per buon senso digitale) direttamente con il cliente. Ma, forse per timidezza forse per timore, alla fine scelsi di utilizzare altri percorsi di discussione e di confronto.

Il timore nasceva soprattutto dal dubbio che avevo di offendere in qualche modo il mio cliente dicendogli che,

nella maggior parte delle proprie azioni o comunicazioni digitali, avrebbe semplicemente dovuto attenersi al buon senso.

Non è mia intenzione semplificare eccessivamente un concetto piuttosto articolato, ma una volta che avevo condiviso con il cliente gli obiettivi, la strategia, i canali, la pianificazione, il budget, i KPI, la linea editoriale, le campagne, etc etc,

il “buon senso” mi sembrava essere il principio base al quale appellarsi prima di muovere un passo in qualsiasi direzione o ambiente si fosse deciso di andare.

Facciamo un passo indietro.

La rete è piena di esempi e di casi, più o meno noti, di cattiva comunicazione.

Corporate Blog, pagine Facebook aziendali, commenti in portali ospitanti recensioni (come ad esempio Tripadvisor), sono gli ambienti dove si fanno i danni maggiori. Una risposta scortese a una critica, una reazione affrettata a un commento, un tweet scorretto o offensivo, sono sufficienti a rovinare in un attimo una reputazione costruita in anni di duro lavoro.

E la cosa non tocca solo le piccole realtà ma anche i professionisti o i grandi brand. Ti dirò di più,

più sei grande, più persone raggiungi con la tua comunicazione, più rumore farà la tua caduta.

Ecco perché dovresti ricordarti che quando posti, scrivi, rispondi in rete, non ti stai rivolgendo unicamente al singolo individuo, bensì all’intero tuo target, nella sua varia e differenziata composizione. E la domanda che dovresti porti è una e sempre la stessa:

Ciò che sto per scrivere potrebbe danneggiare, offendere o indisporre il mio pubblico o parte di esso?

Ecco perché dovrebbe essere fondamentale una sorta di educazione al buon senso. Perché spesso ci troviamo di fronte alla amara evidenza che ciò che appare scontato non lo è affatto, e i cocci da raccogliere sono molti di più di quanto non ci saremmo aspettati.

Il buon senso digitale è quella cosa che ti semplifica la vita, che protegge le tue azioni, che ti salva dalle cadute di stile, che accompagna il tuo percorso digitale.

Non solo, sia ben chiaro, nei casi di confronto con il tuo pubblico, o nelle cosiddette Digital PR, ma in qualsiasi ambito comunicativo ti trovi ad operare. Per fare solo alcuni esempi:

  • se hai un budget di 100 euro per una campagna è il buon senso a farti comprendere che il tuo target geografico non potrà mai essere worldwide.
  • se devi partecipare a una importante fiera di settore, è il buon senso che ti suggerisce di prepararti alla raccolta di email e nominativi per poterli ricontattare in seguito.
  • se invii una newsletter è il buon senso che ti dice che dovresti trovare il tempo di consultare le statistiche di rendimento per migliorare il tuo messaggio nei prossimi invii.
  • se sei in Facebook è il buon senso che ti spinge a presidiare il canale e fornire risposte coerenti ed esaustive alla tua audience.

E così via…

Certo non è con il solo buon senso che si raggiungono gli obiettivi, ma nessun obiettivo può essere raggiunto e mantenuto senza l’uso del buon senso.

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